Bullismo, a Padova lo sperimenta un dodicenne su due

I dati dello studio “CRESCERE” realizzato da Fondazione Emanuela Zancan e De Leo Fund, in collaborazione con 83 Comuni della provincia di Padova e il Comune di Rovigo, la Fondazione Cariparo, l’azienda Ulss 16 e la Fondazione Città della Speranza

Il bullismo è un fenomeno che riguarda la quotidianità dei preadolescenti padovani. È quanto emerge dai dati dello studio “CRESCERE”, in corso a Padova a cura della Fondazione Emanuela Zancan e del De Leo Fund. Tra i 300 ragazzi finora coinvolti, tutti 12enni e residenti nella provincia di Padova, il 65% dichiara di aver subìto almeno una forma di bullismo negli ultimi sei mesi, mentre il 52% ammette di averli compiuti. Le forme più frequenti di bullismo sono di tipo verbale: insulti, offese, prese in giro, bugie e falsità.

I RISULTATI
Quasi la metà dei ragazzi intervistati (il 49%) dichiara di “essere stato insultato, offeso o preso in giro” almeno una volta negli ultimi sei mesi e il 7% afferma di aver subito questi comportamenti “tutti i giorni o quasi”. Il 40% dice di “aver subito bugie, falsità o essere stato disprezzato” almeno una volta in sei mesi, di cui il 5% “tutti i giorni o quasi”. Anche il bullismo relazionale risulta abbastanza diffuso: uno su tre (32%) riferisce di essere stato “escluso o ignorato dal gruppo” almeno una volta nell’ultimo semestre. Sul fronte opposto, il 32% degli intervistati dice di aver “insultato, offeso o preso in giro qualcuno” negli ultimi sei mesi, il 31% ha detto “bugie, falsità verso qualcuno”, mentre il 23% dichiara di “aver escluso o ignorato qualcuno del gruppo” almeno una volta in sei mesi.
Le forme di bullismo indiretto (verbale e relazionale) appaiono quindi molto più diffuse rispetto alle forme di bullismo fisico. Soltanto una minoranza riferisce di aver subito violenza fisica e di essere stato “colpito, calciato, spinto o rinchiuso” (12%). Le discriminazioni in base alla nazionalità o alla religione sono rare: solo il 4% riferisce di essere stato preso in giro per uno di questi motivi. Il 4% ammette di aver preso in giro qualcuno per la sua provenienza, l’1% per la sua religione.
Infine, il cyberbullismo sembra essere un fenomeno ancora poco diffuso: il 5% riferisce di essere stato infastidito con il computer, via email e Facebook. Più frequenti sono, invece, le molestie attraverso il cellulare: il 5% dichiara di aver infastidito qualcuno, il 12% rivela di aver subito questa forma di prepotenza almeno una volta negli ultimi sei mesi.

Le vittime di bullismo
A subire atti di bullismo sono sia maschi sia femmine: rispettivamente il 68% e il 63% dichiara di aver subito almeno un atto di bullismo negli ultimi sei mesi. L’unico aspetto per cui si osservano differenze statisticamente significative è quello relativo al bullismo di tipo fisico: “Essere colpito, calciato, spinto o rinchiuso”. I maschi lo hanno subito più frequentemente rispetto alle femmine. Il 17% dei ragazzi dice, infatti, di essere stato aggredito, spinto o rinchiuso almeno una volta negli ultimi sei mesi, a differenza delle femmine, cui è successo solo nel 5% dei casi.
Scorporando i dati in base alla cittadinanza non si rilevano differenze statisticamente significative a livello generale. Vi sono invece differenze per singoli aspetti. Dallo studio emerge, ad esempio, che gli stranieri subiscono più frequentemente violenza fisica rispetto agli italiani: il 26% dei ragazzi con almeno un genitore straniero afferma di essere stato “colpito, calciato, spinto o rinchiuso” almeno una volta negli ultimi sei mesi, mentre tra coloro che hanno entrambi i genitori italiani solo il 10% ha subito lo stesso comportamento. Si tratta comunque di una prepotenza subita prevalentemente dai maschi. I ragazzi con almeno un genitore straniero sono stati aggrediti nel 32% dei casi, i maschi italiani nel 15% dei casi. Il 22% dei ragazzi stranieri ha detto di essere stato preso in giro per la propria etnia almeno una volta negli ultimi sei mesi, mentre agli italiani questo è accaduto soltanto nel 3% dei casi.

Gli attori di bullismo
Gli atti di bullismo possono essere perpetrati da maschi e femmine, anche se si nota una certa prevalenza dei maschi. Il 57% dei ragazzi ha messo in atto tali comportamenti almeno una volta negli ultimi sei mesi, mentre tra le femmine tale proporzione scende al 47%.
Le differenze per genere sono più accentuate in alcune particolari forme di bullismo, ad esempio quello fisico. I maschi dichiarano di aver “calciato, spinto o rinchiuso qualcuno” più frequentemente rispetto alle femmine: il 9% dei maschi dice di aver attuato questa prepotenza almeno una volta negli ultimi 6 mesi, contro il 2% delle femmine. Un’altra forma di bullismo prevalentemente diffusa tra i maschi è quella verbale (prendere in giro, offendere, insultare): il 38% dei maschi dichiara di aver “insultato, offeso o preso in giro qualcuno” almeno una volta negli ultimi sei mesi, a differenza delle femmine in cui è avvenuto nel 25% dei casi. Infine, gli scherzi e i commenti di natura sessuale sono realizzati più frequentemente dai maschi, anche se comunque poco diffusi in entrambi i generi (il 7% dei maschi e il 3% delle femmine).
Per quanto riguarda la cittadinanza e la provenienza etnica, non si osservano in generale differenze significative nella frequenza con cui i ragazzi attuano comportamenti di prevaricazione nei confronti di altri. Il 53% degli italiani e il 44% degli stranieri dichiarano di aver compiuto almeno un atto di bullismo negli ultimi sei mesi. Il cosiddetto “cyberbullismo” sembra essere più diffuso tra gli stranieri, anche se si tratta comunque di un fenomeno ancora poco diffuso. Il 16% dei ragazzi con cittadinanza straniera dice di aver “infastidito con il computer, via e-mail o con Facebook” almeno una volta negli ultimi sei mesi, a differenza degli italiani in cui è successo soltanto nel 3% dei casi.

IL COMMENTO
“Alla luce di questi dati, è chiaro come il fenomeno del bullismo sia tutt’altro che in attenuazione, sebbene non sempre in primo piano sui media – commenta Giulia Barbero Vignola, ricercatrice della Fondazione Zancan  -. Lo studio CRESCERE è un esempio di come si possa contribuire in maniera significativa alla conoscenza di un fenomeno, con lo scopo di monitorare una situazione in costante evoluzione e fornire nuove chiavi di lettura alle famiglie e alle istituzioni”.

LO STUDIO
Lo studio è realizzato dalla Fondazione Emanuela Zancan onlus e dal De Leo Fund, in collaborazione con 83 Comuni della provincia di Padova e il Comune di Rovigo, la Fondazione Cariparo, l’azienda Ulss 16 e la Fondazione Città della Speranza. Il progetto gode del patrocinio dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e del sostegno dell’Ufficio del Pubblico Tutore dei minori del Veneto.
Il focus sul bullismo è solo uno dei tanti ambiti che sono indagati grazie allo studio. Molti altri gli spunti di riflessione arrivano da questa indagine, unica in Italia: la relazione con i genitori e il gruppi di pari, il rapporto con lo studio, con lo sport, con la tecnologia, le aspettative per il futuro. “Si tratta di uno studio che offre la possibilità di monitorare le condizioni di crescita e di sviluppo dall’infanzia verso l’età adulta a livello fisico, relazionale, emotivo, delle capacità e delle aspettative di vita – spiega il direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato -. Ci aiuta a capire come si cresce, si affrontano i compiti di sviluppo, si gestiscono i problemi di apprendimento e di salute, come ci si prepara al lavoro, come si partecipa e si diventa grandi”. Si tratta, infatti, di uno studio longitudinale, che durerà nel tempo accompagnando i ragazzi che compongono il campione fino al 18esimo anno di età. Questo consentirà di avere non solo una fotografia sul mondo dei preadolescenti padovani, ma di poter avere uno sguardo progressivo sul loro sviluppo e impegnarsi per facilitarlo.

Giorgia Gay
addetta stampa
Fondazione Emanuela Zancan
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