White rabbit red rabbit è un esperimento sociale in forma di spettacolo. L’attrice o l’attore che lo interpreta per un’unica volta, senza regia e senza prove, apre la busta sigillata che contiene il testo già sul palco e ne condivide il contenuto con il pubblico.
Una sedia, un tavolo e due bicchieri sono i soli orpelli concessi. Il qui e ora nella sua massima espressione. Ci sono delle regole da rispettare per chi accetta la sfida: chi decide di portarlo sulla scena non può averlo visto prima.
Deve arrivare sul palco portando in dote coraggio e leggerezza, intraprendenza, ironia ed intelligenza. Il testo è stato scritto dall’iraniano Nassim Soleimanpour nel 2010, all’età di 29 anni, in un momento in cui non aveva possibilità di comunicare con l’esterno del suo Paese. Non è un testo politico. È prima di tutto il sogno realizzato di un dialogo impossibile, un gioco teatrale contro ogni censura e ogni distanza geografica e culturale, un incontro ravvicinato che lascia tracce profonde, perché mette sullo stesso piano emotivo autore, attore e spettatore.
Tradotto in 25 lingue, conta più di mille repliche in tutti i continenti, con interpreti celebri come Sinead Cusack, Whoopi Goldberg, Ken Loach e, in Italia, Fabrizio Gifuni, Vincenzo Pirrotta, Vinicio Marchioni, Antonio Catania, Lella Costa, Emma Dante, Sylvia De Fanti, Davide Enia, Iaia Forte, Federica Fracassi, Enrico Ianniello, Licia lanera, Fausto Russo Alesi.
di Nassim Soleimanpour
con Giancarlo Previati
produzione 369gradi