Il comune di Piove di Sacco si trova a metà strada tra Padova e Chioggia. Esso si compone del centro cittadino e di quattro frazioni: Corte, Arzerello, Piovega e Tognana. Si tratta di uno snodo viario molto importante, la lunghezza totale delle strade nel comune è di 59,76Km. E’attraversato dalla SS Romea ed è molto vicino al collegamento con la strada dei Vivai che  collega direttamente Padova al Mare passando per la Zona industriale.

Piove di Sacco offre una moltitudine di bellezze paesaggistiche ed architettoniche tuttora ben conservate.

Storia

Il territorio di Piove di Sacco era abitato probabilmente già in età paleoveneta e divenne sotto i romani un importante nodo stradale e fluviale. Infatti per Plebs Sacci passavano la Via Popilia-Annia e i fiumi Bacchiglione e Brenta. In epoca longobarda la città divenne sede di un’arimannia, nell’VIII secolo passò sotto il dominio dei carolingi per diventare poi, grazie alla donazione di Berengario I al vescovo Pietro dell’897, territorio del vescovado di Padova, periodo in cui venne fortificata con i terrapieni i quali caratterizzano ancor oggi l’aspetto a forma di quadrilatero. Nel ‘300 divenne appannaggio dei signori di Padova, i Carraresi, i quali completarono le fortificazioni con la costruzione di torrioni alle porte di accesso, ma mantenendo comunque l’impianto originario a forma di rettangolo.

Piove di Sacco durante il periodo Veneziano

Il giorno 3 gennaio del 1405 Francesco Zabarella offre al doge Michele Sten la bandiera, il sigillo e le chiavi della città di Padova: da questa data ha termine la Signoria Carrarese e inizia la dominazione della Repubblica Serenissima su tutto il territorio padovano che durerà per 4 secoli, fino al 1797. La città di Piove di Sacco si trova in condizioni disastrose a causa delle alluvioni, delle epidemie e dei saccheggi. All’inizio del XVI secolo altri lutti e miserie si verificarono tra le popolazioni della campagna a causa della guerra della Lega di Cambrai che, dopo fasi alterne, vede la vittoria di Venezia nel 1513. Durante questo conflitto Piove di Sacco fu saccheggiata e devastata. Tornata la normalità, i Veneziani cominciarono ad acquistare grandi fondi agricoli nel territorio padovano e verso la metà del Cinquecento iniziarono le prime operazioni di bonifica dei terreni paludosi. Si formarono i “Consorzi delle sette prese” e il Piovese fu conglobato nella “Sesta presa” che si estendeva su 60.000 ettari di territorio. Agli inizi del Seicento, Piove di Sacco finalmente ottenne dal Senato Veneziano il permesso di realizzare una Botte sifone a Conche e in un secondo momento a Corte, le quali avevano la funzione di far affluire le acque di bonifica nella laguna. Anche il centro del paese si ingrandisce e cambia con la costruzione dei principali edifici pubblici; attorno a questi sorsero eleganti costruzioni abitate dalla ricca borghesia. Nel 1591 fu posto in piazza un basamento in marmo che era destinato a sostenere lo stendardo del Comune nei giorni di festa. Il diciassette novembre 1491 il Doge concesse di istituire il Monte di Pietà. Fino al quel tempo lo avevano gestito gli ebrei ma d’ora in poi lo avrebbero fatto i frati. Pochi mesi dopo l’inaugurazione avvenne anche a Piove. Per questo il Consiglio della Comunità decise di creare una sede dove depositare i beni del Monte e i libri della contabilità. Ogni anno si eleggevano otto Conservatori del Monte e il loro compito era quello di “conservare” le chiavi della cassa e indurre la persone a donare offerte. Il Massaro (altro funzionario), veniva nominato dal Podestà e prestava il denaro alla gente in cambio dei pegni (oggetti di valore). Nel 1801 a causa di una gravissima crisi finanziaria, il capitale si svalutò. Il Monte venne chiuso e fu soppresso definitivamente nella seconda metà del XIX secolo. Durante la dominazione veneziana i traffici si effettuavano tramite corsi d’acqua, viste le condizioni delle strade. Nel 1483 venne istituito il traghetto che collegava Piove con Venezia. I ‘’Burchi’’, i traghetti per Venezia partivano dopo la messa al Duomo e chi doveva trasportare merci, doveva portarle il giorno prima a Corte per l’attracco. Nel 1721 venne aperto il canale che congiungeva Corte a Lova e ai barcaioli di Piove veniva dato il permesso di navigarlo. Nel periodo di dominio veneziano, Piove di Sacco era il centro della Podesteria che comprendeva il territorio della Saccisica. Il Podestà era colui che governava il castello e le ville che facevano parte della Podestaria di Piove di Sacco. Era dovere del Podestà vigilare sugli affari e sulle cose pubbliche facendo applicare le leggi di Venezia; per questo era scelto dalla Repubblica di San Marco tra i suoi più prestigiosi patrizi. Quanto detto vale per il territorio della Podesteria, cioè dell’intera Saccisica, mentre il castello (il centro) di Piove di Sacco era governato dal Consiglio Generale della comunità, formato da tutti i capifamiglia che avevano il compito di eleggere annualmente il Sindaco, il Canipario, i Consoli, i Consiglieri e altri pubblici ufficiali. Il Sindaco rappresentava la comunità di fronte a qualsiasi persona, comune e luogo dove si trovasse, aveva inoltre poteri amministrativi e di nomina di giudici e notai. Nei quattro secoli di dominazione veneziana il problema più sentito dalla popolazione fu la peste, che inferì più volte apportando lutti e miserie. La peste del 1576 fu a lungo ricordata per le moltissime vittime che provocò nel Padovano. Ben più grave fu la peste del 1631 in cui nella sola Padova persero la vita ben diciottomila persone. Quando anche a Piove la peste cominciò a colpire puntualmente la cittadinanza, fu deciso di fare una processione fino alla chiesa di S. Rocco. La peste continuò crudele a fare vittime su vittime. Il registro mortuario di Piove registrò ben 362 decessi in tre anni di peste. Il 26 aprile 1631 Consiglio della Comunità decise di chiedere aiuto alla Madonna, e il 6 maggio ci fu la processione verso la chiesa della Madonna delle Grazie: ancora oggi si ricorda e si ringrazia la Madonna con la solenne processione del 6 maggio.

Piove di Sacco durante l’occupazione francese e il dominio austriaco

Il tempo trascorre nei secoli XVII e XVIII senza grandi eventi. Va registrato tuttavia un lungo ed inesorabile scivolamento di Venezia che trascinò nella sua decadenza tutti i territori del proprio dominio. Nel 1797, infatti, la Repubblica di Venezia viene invasa dagli eserciti di Napoleone Bonaparte. Così dopo quattro secoli di dominazione veneziana i francesi e gli austriaci si avvicendarono il potere. In questo periodo di passaggio da un dominio all’altro, ci fu una crisi economica generalmente dovuta alle continue guerre e ai danni causati dai saccheggi delle truppe. A questa situazione si aggiunsero altre calamità come siccità, alluvioni, diffusione del vaiolo, che andarono a peggiorare ulteriormente le condizioni di vita di quel tempo. Durante l’occupazione francese il territorio fu diviso in dipartimenti e Piove di Sacco andò a far parte di quello “della Brenta”. Vengono sistemati gli argini del Bacchiglione e si procede alle rettificazioni del corso del Brenta. Viene formato il catasto napoleonico, con cui si cominciarono a rilevare i valori delle terre. Nel 1810 venne soppressa la Collegiata di Piove; la parrocchia fu privata di tutti i beni terrieri che possedeva e la borghesia si affrettò ad acquistare le terre della chiesa messe all’asta. Nel 1813 finì il dominio dei Francesi al quale subentrò quello degli Austriaci sancito dal Congresso di Vienna nel 1815. Iniziava un periodo di trasformazioni che avevano lo scopo di risanare, riorganizzare, e riordinare l’ambiente. Per primo fu iniziato lo scavo di un canale che da Stra giungeva fino a Corte, poi si dovette sistemare la rete stradale, utilizzando i materiali ricavati dalla demolizione della Torre Rossi (1820) e della Torre Panico (1827). Tra il 1820 e il 1833 il centro di Piove cambiava aspetto; nelle campagne venivano intraprese le bonifiche che diedero lavoro a molti disoccupati. Dopo la prima guerra d’indipendenza nel 1848, al ritorno degli Austriaci, ci fu un episodio violento: cinque uomini furono fucilati a Piove con l’accusa di aver partecipato all’insurrezione. Il governo asburgico impose alla popolazione nuove tasse; nelle campagne si verificò un periodo di carestia, ci fu la pellagra e una nuova epidemia di colera.

Piove di Sacco nel regno d’Italia

Nel luglio del 1866 (terza guerra d’indipendenza) si compì l’annessione al Regno d’Italia e con questa il Veneto dovette cambiare il suo aspetto sociale, economico e amministrativo. Nella mentalità borghese entrò una certa diffidenza e indifferenza nei confronti della Chiesa e delle religioni; i contadini ebbero più difficoltà nel trovare lavoro; i braccianti spesso non avevano casa e cibo, perciò in estate cercavano lavoro di mietitura e trebbiatura, mentre nei mesi invernali e primaverili facevano i manovali per i lavori di sterro e canalizzazione dei dintorni. A causa delle durissime condizioni di vita della popolazione, nell’Ottocento si ebbe un aumento di furti: legna, fieno, frutti, animali da cortile. La vita media dei contadini nel 1876 era calcolata sui trent’anni, era altissima la mortalità infantile, imperversavano malattie come la malaria, la pellagra e la tubercolosi. Molti tentarono la via dell’emigrazione, soprattutto transoceanica: nel 1888 lasciarono il Piovese 1548 persone che andarono verso il Brasile e l’Argentina. Nel 1890 fu costruita la linea ferroviaria Piove di Sacco-Padova per cercare di dare uno stimolo alle attività economiche. Verso la fine del secolo si fece strada l’idea di sistemare ancora una volta il Duomo. Durante la sua storia il Duomo aveva avuto alcune modifiche e ampliamenti; a quel tempo era di stile romanico-lombardo ma si presentava ormai cadente. Fu così che il 23 marzo 1893 l’arciprete Coin annunciò di voler abbattere la chiesa e di procedere ai lavori di ricostruzione contando sull’aiuto della popolazione. Il progetto fu assegnato all’ing. Francesco Gasparini. La chiesa fu terminata nel 1908. In quel periodo furono abbattuti alcuni edifici ed altri furono rinnovati, tanto che scomparvero quasi del tutto le radici antiche della cittadina. Nel 1904 ci fu uno sciopero generale contro le scelte economiche del governo, a questo sciopero aderirono anche i cattolici; nel 1908 nacque ” La Difesa del Popolo” che ebbe larga diffusione anche nel Piovese. Nel 1915 l’Italia entrò nella prima guerra mondiale. In questo periodo ci fu un impoverimento generale che colpì anche le nostre zone, tanto che nello stesso anno a Piove cinquemila disoccupati occuparono il Municipio. Il paese versò il suo tributo di vite umane al conflitto: i nomi dei caduti piovesi furono scolpiti sulle lapidi del palazzo Comunale. La situazione del primo dopoguerra si presentò subito gravissima da un punto di vista economico sociale. In questo contesto di disoccupazione , di povertà e di disagio si fece strada il Fascismo. Nel 1921 la sezione del fascio di Piove di Sacco venne fondata tra le prime in provincia di Padova. Il fascismo si diffuse rapidamente, in pochi mesi. Soppresso il pericolo dei comunisti, tutte le associazioni antifasciste dovettero chiudere. A seguito della marcia su Roma (1922) il partito Fascista conquistò il potere. Dopo un iniziale periodo di smarrimento il fascismo visse gli anni del “consenso” per le opere pubbliche e assistenziali che furono realizzate. Il suo fallimento fu nella seconda guerra mondiale e la Saccisica diventò il centro d’azione di diverse brigate partigiane: il nucleo “Marziano”, la brigata “Maurizio Martello”, una compagnia detta “Guido Negri” più sviluppata a Sant’Angelo, la “Garibaldi” a Bojon e in altre zone.

Piove di Sacco dal dopoguerra ad oggi

Nel dopoguerra la popolazione visse ancora un periodo di grosse difficoltà e ristrettezze economiche, ma seppe reagire con operosità e iniziativa. Negli anni sessanta cominciò a cambiare tutto, dall’agricoltura all’industria, con sviluppo e modernizzazione sempre più accelerati. La campagna fu in parte abbandonata, ma chi rimase introdusse colture specializzate e più remunerative; nelle frazioni della cintura urbana iniziarono a sorgere le prime zone industriali. La Saccisica è diventata un’importante area di insediamenti industriali e di attività commerciali e artigianali, ma esiste ancora un certo legame con le tradizioni contadine.